Se dovessimo sintetizzare in una formula la liturgia di oggi, senza banalizzarla, potremmo dire «la verità oltre le apparenze», oppure «essere se stessi sempre, in privato e in pubblico», o anche «quale coscienza bisogna avere del proprio percorso verso il banchetto escatologico del Regno?». Dicendo che il tema della 1a lettura e del vangelo è «l’umiltà» si corre il rischio di banalizzare, riducendo il tutto ad un sermone morale sul dovere di mortificare il «proprio io» per assumere atteggiamenti dimessi fino a scomparire. Troppo spesso si è usata l’ascesi dell’umiltà per affermare ogni sorta di sopruso su persone autenticamente religiose, ma fragili, a cui venivano negati tutti i diritti, restando solo il dovere dell’obbedienza. Il tema dell’umiltà, come qualsiasi altro argomento, deve essere «prima» ben fondato nel contesto della Parola di Dio altrimenti si creano squilibri e si fomentano autoritarismi che prosperano radicandosi sul piedistallo dell’umiltà… degli altri, ridotti a schiavitù…