BENEDIZIONE SÌ E BENEDIZIONE NO!

OMOSESSUALI SÌ, MA NON IN COPPIA!

di Paolo Farinella, prete

Dopo l’uscita della «Dichiarazione “Fiducia supplicans” sul senso pastorale delle benedizioni» del Dicastero per la Dottrina della Fede del 18-12-2023, nelle settimane successive abbiamo assistito alla stura delle contraddizioni. È evidente che la Santa Sede, nel tempo di papa Francesco, segnato dalla caratteristica della «misericordia», non possa più escludere alcuno, ma deve dare un cenno di presenza in un mondo variegato, altrimenti se vanno via anche gli omosessuali (dopo gli operai nel 1800; dopo le donne nel 1967-1990; dopo i giovani nei nostri anni) la chiesa si svuota tutta, a cominciare dai preti che, pare, se ne intendano parecchio.

Nello stesso tempo bisogna tirare il guinzaglio per non scontentare la parte tradizionalista e retriva della Chiesa che non si accontenterà mai fino ad arrivare ad uno scisma, come ipotizzano anche i vescovi africani, rifiutandosi di attuare il documento papale. Il Papa si barcamena come può, conscio della sua solitarietà, solo e isolato in un mondo clericale che aspetta solo che se ne vada per rimettere le cose a posto. Tutti quelli che una volta erano «papisti», più papalini del papa, ora sono «antipapisti» per il solo motivo che il papa si è azzardato a non pensare più come loro che sono depositari certi e infallibili dello Spirito Santo.

Tutto era cominciato in tragedia (Dio mio, dove va a finire la Chiesa in codesto modo, cara la sora Lella, non c’è più religione e nemmeno le mezze stagioni… chi vivrà, vedrà!), ma ora tutto si avvia alla farsa, perché tutti parlano di tutto, e nessuno ha letto uno straccio di documento, ma le sentenze si sprecano e i Commissari Tecnici affollano il Bar dello Sport.

Senza volere entrare nelle questioni cosiddette «dogmatiche», desidero solo offrire una riflessione personale sul significato di «benedizione» nella Bibbia (è l’unica competenza che mi riconosco da me). È chiaro che in poche paginette non si può esaurire un tema che attraversa tutta la Bibbia, ma è solo uno spunto per spingere chi ne avesse voglia e modo a pensare con la testa e possibilmente documentarsi e non parlare solo perché uno è prete, frate, suora, catechista, o semplicemente curioso. Una sola cosa occorre evitare: essere pressapochisti, ma documentarsi per lasciare aperto il confronto delle idee, della ricerca personale o di gruppo, senza censura e senza alcuna proibizione. Sinodalità.

Chi, oggi, per esempio, parla di «matrimonio indissolubile», contrabbandandolo come voluto da Gesù in persona, farebbe bene a fare un corso accelerato – anche un Bignami è utile in questo caso – di storia della teologia, dopo averne fatto uno di esegesi, possibilmente nel contesto del giudaismo post-esilico, in cui si sono formati Gesù, gli apostoli e la comunità primitiva della prima e seconda generazione.

Nella Chiesa cattolica, oggi, vige solo il metodo di lettura delle Scrittura fondamentalista: si legge il testo come è, in italiano, facendo finta che non provenga dall’oriente, che cosa l’autore voleva dire e quali significati assumo gli scritti. Si sente dire ancora che Gesù santificò il matrimonio con la sua presenza alle nozze di Cana (Gv 1,1-12). Non fanno caso al fatto che in quello sposalizio manca del tutto la sposa per cui il matrimonio è impossibile, a meno che lo sposo non fosse omosessuale; lo sposo stesso poi è lì solo per essere rimproverato perché non ha calcolato bene il vino. Quanti sanno che il racconto delle Nozze di Cana è un «midrash», cioè un commento esegetico, di Es 19, quindi, dell’alleanza del Sinai? L’acqua del Nilo diventa rossa di sangue come l’acqua delle giare per la purificazione diventa rossa di vino, chiarissimo rimando alla prima piaga dell’Egitto (cf Es 7,14-24). Il dialogo della Madre con i «diaconi» (testo greco) è un diretto richiamo al faraone che ai figli di Giacobbe andati a comprare grano per la carestia dice: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà» (Gn 41,55), ponendo così Gesù come colui che imita il patriarca Giuseppe che salva i fratelli dalla carestia e dalla morte.

Se ascoltiamo la Parola di Dio con orecchio circonciso, impareremo a non farle dire cose astruse e magari a convertirci, a cambiare mentalità, pensiero e criteri di scelta (metànoia in Mc 1,15). Con spirito libero, offro questa riflessione sulla «benedizione» nel contesto della Bibbia, poi ognuno scelga di indurire il proprio cuore o di lasciarsi guidare dalla lampada della Parola che è sempre pronta a insegnarci la via per camminare insieme con gli altri, senza escludere mai alcuno perché come dice il Talmud: «Le porte della preghiera possono essere chiuse (= Dio può anche non ascoltare), ma quelle del ritorno (= perdono) sono sempre aperte» (Talmud Jerushalmì, Makkot/Fruste, 2,7,31d).