Lentamente ci avviamo verso la notte santa di Pasqua. Come pellegrini che tornano dall’esilio a casa, oggi sostiamo all’oasi della 5a e ultima domenica di Quaresima dell’anno-C, con le parole di consolazione del 2° Isaìa che ci invita a guardare in avanti e in alto perché la Pasqua è vicina. Alla 1a lettura fa eco il vangelo odierno, il racconto della donna accusata di flagrante adulterio (cf Gv 8,4) da uomini che forse un momento prima erano stati con lei, abusandone. Il brano è tratto da Giovanni, ma è un’aggiunta posteriore, inserita malamente nel contesto del IV vangelo, mentre starebbe molto bene alla fine del capitolo 21 di Lc. Una donna è accusata da «scribi e farisei» che vogliono lapidarla in nome del formalismo della loro religione, basata sull’esecuzione letterale della legge (cf Lv 20,10; Dt 22,22-24), senza domandarsi le ragioni e le cause della situazione che stanno giudicando. È il fondamentalismo: osservare ciecamente la legge materiale senza valutarne le condizioni e le circostanze collaterali, senza cuore. D’altronde anche da noi, fino a pochi anni fa, i reati sessuali erano rubricati come reati contro la morale e non contro la persona. Una donna è stata «sorpresa in adulterio» (Gv 8,3)…