Volendo sintetizzare l’annuncio profetico di questa domenica 18a del tempo ordinario-C, parafrasando Erasmo di Rotterdam (1466-1536), potremmo dire «Elogio del limite»[1]. È questo il senso primario del termine «vanità» della 1a lettura. Ogni giorno ciascuno di noi sperimenta un divario incolmabile tra il desiderio esistenziale di felicità e le conquiste concrete che riesce a realizzare nel quotidiano. Questa distanza tra l’ideale e il reale è lo spazio dove si annida la «vanità» che in uno sviluppo armonico della personalità può essere stimolo di crescita di fronte alle ambiguità e alle contraddizioni della vita, ma che è un rischio se si trasforma in narcisismo compiaciuto e sfrenato. La «finitezza» è la condizione privilegiata della persona adulta perché riconoscendo il proprio limite, impara a non limitare la libertà degli altri. Avere coscienza dei propri confini significa vivere consapevolmente due dimensioni: il proprio limite come senso di non-onnipotenza e rapporto con altri «finiti» confinanti con cui aprirsi in una dimensione relazionale. Una persona immatura affettivamente e spiritualmente vive l’esperienza della «vanità» e lo scontro con le assurdità che la vita porta in sé, con depressione, rassegnazione e aridità spirituale. Da qui nascono illusione, delusione, rassegnazione, disimpegno, senso di inutilità, regressione spirituale. Avere il senso del limite è il primo atto pienamente umano e decisamente il primo passo della fede perché significa avere la coscienza di essere creatura.

[1] Il grande umanista olandese, Erasmo, nel 1509 scrisse, in latino, Stultitiae Laus, pubblicata nel 1511 mentre soggiornava in casa dell’amico Tommaso Moro; cf Erasmo di Rotterdam, Elogio della follia, Einaudi, Torino 2014; Sul tema, cf Remo Bodei, Limite, Il Mulino, Bologna 2016.

CON QUESTA DOMENICA

SAN TORPETE CHIUDE.

LOGICAMENTE SONO SOSPESI

ANCHE GLI AUDIO.

L’EUCARISTIA RIPRENDETRA’

DOMENICA 8 SETT. ALLE ORE 10,00