Se dovessimo sintetizzare in una sola frase la liturgia di oggi, domenica 13a del tempo ordinario-C, avremmo un compito facile, perché potremmo dire semplicemente: «la svolta»; quella che, quando arriva, determina un cambiamento radicale nella vita, un punto di non ritorno. La 1a lettura parla di una successione profetica, un’investitura con un rito quasi magico, segno dell’antichità del racconto. I riti si evolvono, le liturgie cambiano perché sono legate strettamente alla psicologia della persona e quindi si esprimono attraverso le sensibilità dei tempi. È assurdo pensare che una struttura liturgica resti immobile nei secoli perché sarebbe fuori della vita delle persone: rimarrebbe un «archetipo» senza alcun rapporto con l’esistenza. Per questa ragione è fuori della storia chi si appella al passato in nome della tradizione come se le generazioni successive non fossero in grado di esprimere la relazione col mondo divino con il proprio «genio», fatto di idee, parole e strumenti adeguati. Sta qui il senso del compito dello Spirito Santo, colui che «attualizza» qui e ora per me, per noi, per la nostra generazione, la Parola di Gesù, svincolandola dal particolarismo del suo vissuto storico geografico. Senza lo Spirito, Gesù resta un reperto storico archeologico, senza attualità…