Siamo giunti alla conclusione del tempo di Pasqua-A, le cui ultime due domeniche, per senso logico e teologico, sono sempre l’Ascensione come compimento della «signoria» di Cristo risorto, dopo la quarantina dalla morte e la Pentecoste come compimento della Pasqua alla fine delle 70 settimane di giorni che intercorrono tra la liberazione dall’Egitto e la consegna della Toràh sul monte Sìnai (cf Es 19-20). Senza l’Ascensione non può esserci Pentecoste perché è necessario che in Gesù, Dio si sottragga alla vista per lasciare spazio al compimento della Storia se vuole che sia «storia di salvezza». Con il dono della Toràh (Insegnamento/Legge) comincia il cammino di ricerca, la fatica dell’esercizio della libertà. Per questo possiamo dire che, con l’Ascensione, Pentecoste diviene la consacrazione dell’esodo come «statuto necessario di libertà» nel dono dello Spirito, fondamento della Storia e quindi della Chiesa…

At 1,1-11; Sal 47/46, 2-3; 6-7; 8-9; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20